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COMICS USA IN CRISI DI VENDITA: LA DARK HORSE LICENZIA SETTE DIPENDENTI ---- UPDATE

lo storico logo della Dark Horse

Da quando seguo il mondo dei fumetti, molti anni prima di diventare un professionista del settore, la parola che più spesso viene associata agli eroi di carta è "crisi".

Crisi di idee, crisi di contenuti... ma soprattutto crisi di vendite. E proprio la crisi di vendite sembra essersi abbattuta sul comicdom statunitense con una violenza inaudita. Da Gennaio 2011 nessun titolo ha superato le centomila copie di venduto. Una calo che ha colpito tutti gli editori che, dunque, devono cominciare a fare i conti con la flessione.

Dopo aver perso quote di mercato, scalzata da Image Comics e IDW Publishing in breve tempo è scivolata dalla terza posizione di mercato alla quinta, la Dark Horse Comics ha dato inizio ad una ristrutturazione interna che è culminata, per il momento, nel licenziamento di sette dipendenti (tra i quali spiccano i nomi degli editors Shawna Gore e Dave Land).

Il sito Comics Alliance non appena ha appreso la notizia ha intervistato Aaron Colter, ex-Marketing Coordinator della casa editrice licenziato lo scorso mese, il quale ha spiegato che, a suo parere, le motivazioni della crisi della casa editrice di Milwakie, la cui crisi di vendite inizialmente era stata attribuita al fallimento di Borders, uno dei maggiori grossisti dei titoli della loro linea manga, vanno ricercate in una serie di passi falsi commessi di recente.

"Marchi come il rilancio della Gold Key (affidato a Jim Shooter) o Troublemaker di Janet Evanovich sono risultati  economicamente molto impegnativi, sia per l'acquisto dei diritti di sfruttamento sia per la produzione delle serie. Entrambi i progetti erano notoriamente molto rischiosi prima ancora che ne iniziasse la produzione. La loro "tossicità" era nota a tutti i dipendenti", ha dichiarato Colter  "La tiratura di Troublemaker era esageratamente alta, senza considerare il fatto che il titolo era scarsamente attrattivo per i lettori di riferimento della Dark Horse e troppo costoso per la maggior parte dei lettori di fumetti. Lo stesso discorso si può estendere al rilancio del marchio Gold Key".

Doctor Solar
personaggio cardine del rilancio della Gold Key
affidato al veterano Jim Shooter
Prima che questi progetti venissero varati, ha spiegato Colter "Ho partecipato a diverse riunioni per studiare e valutare progetti per serie come Troublemaker e il dissenso era unanime, l'opinione di molti era che la Dark Horse stava spendendo molto denaro su progetti che la maggior parte degli attuali lettori di fumetti non avrebbe mai pensato di acquistare. Ma la risposta dei vertici era sempre la stessa, salire a bordo, perchè questa era la direzione in cui andava il treno".

Altro motivo alla base della crisi, secondo Colter, è stato il ritardo con cui è partito il programma di diffusione dei fumetti digitali, inizialmente previsto per gennaio ma ancora non partito. Questa sarebbe stata un'occasione mancata per l'azienda.

U P D A T E !!

Il sito internet Comics Alliance, dopo aver dato notizia dei sette licenziamenti avvenuti alla Dark Horse e aver raccolto le dichiarazioni di un ex-dipendente della casa editrice che imputava la causa della crisi al lancio di titoli troppo costosi e accolti con freddezza dal pubblico, ha intervistato Mike Richardson, presidente (e fondatore) della casa editrice di Milwakie.

Nel corso della bella e lunga intervista, nel corso della quale il giornalista ha fatto delle domande molto interessanti, arrivando a chiedere informazioni sui costi di produzione e sulle tirature, Richardson ha dichiarato, in buona sintesi, che l'articolo originale non aveva ben centrato il punto. Serie come Troublemaker e l'universo Gold Key di Shooter, secondo il presidente della Dark Horse, come nella tradizione della casa editrice sono concepite per un pubblico differente da quello dei classici lettori di fumetti (dunque un pubblico nuovo che si desidera attirare in quello delle nuvole parlanti). In particolar modo, afferma Richardson, Troublemaker è la trasposizione a fumetti di una serie di romanzi di enorme successo (oltre 120 milioni di copie vendute) che ha riscosso, con le circa 40 mila copie vendute della prima graphic novel, un interesse molto significativo da parte dei lettori. La verità, stando alle dichiarazioni del suo presidente, è che l'organico della Dark Horse è molto ampio, allo stesso livello di quello di Marvel e DC, e quindi una riduzione del personale si era resa indispensabile. "Da un punto di vista personale (i licenziamenti) sono una cosa orribile, ma da quello aziendale rappresentano un qualcosa che ciclicamente va fatto. Non si tratta della prima volta e, sicuramente, non sarà l'ultima".

Per leggere l'intervista (in lingua originale) nella sua interezza vi consiglio di cliccare QUI.

3 commenti:

Pangio ha detto...

Mi sembra di capire che la crisi che sta colpendo la Dark Horse sia frutto più di un'errata politica editoriale che della situazione economica generale USA, che pure non deve essere tutta rosa e fiori.
Non che lo cosa mi faccia piacere, ma sarei molto più spaventato se venissi a sapere che la Marvel o la DC hanno licenziato dei dipendenti perchè signifcherebbe che anche i colossi vanno male.

Comix Factory ha detto...

Considera che lo scorso anno, dell'ambito di una riorganizzazione, la DC Comics ha chiuso un paio di divisioni e fatto fuori una settantina di persone.

Quello che ho riportato, inoltre, è lo sfogo di un dipendente silurato... diciamo che in ogni caso sarebbe da prendere con le molle le sue parole.

Pangio ha detto...

Ah beata ignoranza (la mia, sia chiaro).
Stando così le cose, inizio veramente a preoccuparmi.
Una settantina di persone licenziate è una cifra ragguardevole e fa pensare che la crisi era ed è tosta.
Spero che in Usa esista qualche "ammortizzatore sociale" per i licenziati.
Ma non ci giurerei, visto che ogni tanto si sente parlare di inziative per aiutare i lavoratori di questi settore che si ammalano o perdono ilposto.

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